"Abbiamo raccolto la confessione piena", ha affermato il procuratore di Brescia, Tommaso Buonanno, nella conferenza stampa convocata a 24 ore di distanza dall'arresto avvenuto ieri a Casazza, in provincia di Bergamo. I due, sentiti in questura nella notte per oltre 7 ore hanno detto di aver ucciso perche' "Frank aveva troppi clienti". Sempre loro sono ritenuti responsabili anche del tentato omicidio dell'albanese Arben Corri, il dipendente dei Serramondi che all'inizio di luglio cadde in una imboscata all'uscita dal locale gestito dalle due vittime, raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco riportando diverse ferite. Ad incastrali, le immagini delle videocamere, l'acquisizione di dati telefonici, gli appostamenti sul territorio e, soprattutto, e' stato spiegato, "l'individuazione di impronte papillose all'interno del negozio" dell'esecutore materiale. I killer erano arrivati davanti alla pizzeria a bordo del proprio motorino, che poi hanno cercato di distruggere ma che e' stato individuato dagli investigatori.
Avevano fatto irruzione nel locale e fatto fuoco con un fucile, prima alla donna poi al marito mentre tentava di fuggire nel retro. Subito dopo l'agguato, "lungo la via di fuga si sono disfatti di tutto cio' che avevano usato per l'omicidio: dai guanti ai proiettili al fucile trovato in un canale". Infine sono ritornati sul luogo del delitto dove lo stesso Adnan si e' concesso alle telecamere dei giornalisti lamentando il fatto che il quartiere fosse "invivibile" perche' frequentato da "prostitute e spacciatori" e per questo non si facevano affari.
Il movente e' "economico", hanno spiegato gli inquirenti. Su questo pero' "sono in corso accertamenti". Le vittime e il pachistano avevano "due esercizi commerciali simili a pochi metri di distanza uno dall'altro" ma, mentre la pizzeria dei Serramondi "era conosciuta da tutti e tutti la frequentavano, l'altra non aveva clienti". Il pachistano possiede infatti, proprio di fronte alla pizzeria 'Da Frank', un proprio locale, il 'Dolce & salato'. Una attivita' che negli anni scorsi aveva rilevato proprio da Serramondi per una cifra di circa 200 mila euro. La sua attivita', al contrario di quella gestita dalle vittime, versava pero' in cattive acque finanziarie. (AGI)